14 Ago 2024
Riaprire le case chiuse, ovvero abolizione della legge Merlin
Il mestiere più antico che nell’era digitale viene eufemisticamente
denominato “lavoro sessuale” se davvero e’ da considerare come un
lavoro, dovrebbe prevedere tutele e diritti per le donne che lo
esercitano. Le contraddizioni e contrapposizioni sono tante. Il
dibattito politico ed etico-morale sulla possibile riapertura delle
case chiuse ha quindi assunto spesso, negli ultimi decenni, un ruolo
importante nel nostro Paese.
Punto centrale è la discussione attorno alla Legge Merlin, legge che,
dalla sua entrata in vigore, non considera la prostituzione come un
reato ma ne punisce sia lo sfruttamento che il favoreggiamento.
Una prima discussione legata al superamento della Legge Merlin
riguarda la possibilità di regolamentare la prostituzione al fine di
sottrarre il fenomeno alla criminalità e trasformarlo in attività
tassabile, al fine di garantire una nuova entrata all’erario pubblico.
Altro argomento riguarda i luoghi in cui collocare logisticamente
l’attività di prostituzione una volta regolamentata.
Esiste poi la questione, etico-morale, se la prostituzione sia da
considerare una libera scelta dettata dall’arbitrio (dunque
un’attività lavorativa come le altre) o, piuttosto, come una schiavitù
che oltraggia la dignità della donna.
La mia opinione e’ come quella degli altri opinionisti che considerano
che l’Italia dovrebbe seguire il modello di paesi come Olanda e
Germania, anche se non mi piace copiare da altri paesi, noi siamo una
Repubblica sovrana e come tale dobbiamo pensare a ciò che succede a
casa nostra, migliorare il livello di vita, di benessere e di felicità
e laddove c’è la prostituzione, dovrebbe essere limitata in certe aree
e sottoposte a obbligatori controlli igienico-sanitari. Una tale
scelta, eliminerebbe il fenomeno della prostituzione da strada,
pericoloso diffusore di malattie sessualmente trasmissibili ai quali
sono esposti soprattutto le giovani generazioni.
Siamo dunque favorevoli alle case di tolleranza che dovrebbero essere
aperte non in prossimità di luoghi di culto, asili e scuole e
dovrebbero consentire l’accesso solo ai maggiorenni.
Affermo questo con cognizione di causa perché sono fermamente convinto
che la prostituzione senza un controllo statale sia una schiavitù e
una violenza verso chi la esercita. Dunque si tratta di difendere i
diritti umani anche a queste donne che esercitano il mestiere più
antico del mondo.
La prostituzione è un fenomeno ineliminabile. Va considerata l’idea di
circoscriverlo alle case chiuse, portando l’attenzione sulla lotta ai
suoi risvolti peggiori. I mutamenti della società permettono di
superare l’idea di offesa alla dignità della donna, riconoscendolo
come libera scelta. Il superamento della Legge Merlin è necessario,
per garantire tutela e diritti ai lavoratori del sesso.
Inoltre circoscrivere la prostituzione in zone dedicate garantirebbe
un controllo più efficace.
Per eliminare la prostituzione dalle strade è necessario
regolamentarla e progettare zone o quartieri “a luci rosse” per
l’esercizio di tale attività, seguendo il modello di paesi più evoluti
in materia. Riportare la prostituzione al chiuso, in zone delimitate e
sorvegliate faciliterebbe le operazioni di controllo fiscale e
sanitario, con conseguente controllo sulla criminalità.
Ma vi è di più! Regolamentare la prostituzione eliminerebbe il
controllo della malavita sul fenomeno e garantirebbe entrate
all’erario pubblico. La prostituzione non è un’attività illecita dal
punto di vista penale. L’abrogazione di alcuni punti della Legge
Merlin sottrarrebbe il fenomeno al dominio della criminalità e
garantirebbe una nuova forma di entrata per l’erario pubblico,
attraverso la sua tassazione. Il “lavoro sessuale” va considerato come
qualsiasi altra attività lavorativa e, dunque, oltre che tassato,
decriminalizzato.
Inoltre i controlli medici obbligatori limiterebbero l’accesso alla
professione e migliorerebbe l’aspetto igienico-sanitario.
Il fenomeno della prostituzione in Italia, così come in Europa e nel
mondo, ha subìto profondi cambiamenti con il mutare della struttura
economica, della morale e dei costumi. È evidente, perciò, che la
legge sia un prodotto del suo tempo, un’espressione delle tensioni
della società italiana nell’immediato dopoguerra e che sia urgente una
riflessione che prenda in considerazione le rivendicazioni e i bisogni
delle sex workers, per un migliore adattamento della legislazione alla
mutata situazione attuale.
Il percorso per garantire i diritti raggiunti, quindi, non sembra
affatto concluso ed anzi lascia supporre che sia lastricato di insidie
e battaglie future.
Concludo questa mia riflessioni con una frase di San agostino.
Sant’Agostino diceva “La prostituzione e una cloaca necessaria”
Antonio Peragine