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Parigi 2024 – Sitting Volley: l’Italia domani in campo contro gli USA, in palio la semifinale

Dopo le vicecampionesse, le campionesse paralimpiche. Domani, 3 settembre, alle ore 14 (diretta su Rai 2), la Nazionale femminile di sitting volley si giocherà quanto non le è mai riuscito prima, e lo farà contro gli Stati Uniti.
Mai l’Italia del sitting volley è arrivata in una semifinale paralimpica (6° posto ai Giochi di Tokyo 2020). Sognare è lecito, soprattutto se si gioca a Parigi, nella città delle luci. Da un lato l’Italia, campione d’Europa nel 2023, dall’altro gli Stati Uniti, campioni paralimpici nelle ultime due edizioni dei Giochi.

Italia e Stati Uniti si sono affrontate già due volte in questa stagione: la prima a giugno nella World Super Six, dove gli USA vinsero per 3 set a 1, e un mese dopo al torneo internazionale di Assen, dove le azzurre uscirono sconfitte solo al tie-break.
Per compiere quella che sulla carta sembra essere una vera e propria impresa le azzurre guidate in panchina da Amauri Ribeiro, dovranno mostrare un gioco e una cattiveria agonistica migliori rispetto alla sfida giocata ieri alla Nord Paris Arena contro la Cina.

La nazionale italiana questa mattina ha effettuato lavoro in palestra e nel pomeriggio sosterrà una sessione di allenamento con la palla al training center del villaggio.

Per Giulia Aringhieri quella odierna è la seconda partecipazione, dopo l’esperienza di Tokyo: “Veniamo da una sconfitta contro la Cina che sicuramente ci fa male, perché quando si perde non è mai piacevole. Però allo stesso tempo le delusioni possono arrivare; questo fa parte del gioco, ma devono renderci più forti per affrontare domani una gara così importante contro gli Stati Uniti. Devo dire che ieri la Cina ne aveva di più e si è visto.
Sapevamo fin dall’inizio che il nostro sarebbe stato un girone difficilissimo, con squadre che possiamo definire stellari. Dal loro modo di giocare possiamo sicuramente imparare tanto, ma posso dire che già siamo cresciute con questo percorso che abbiamo fatto qui ai Giochi.
Noi non siamo venute qui per essere spettatrici; domani vogliamo dimostrare a tutti che possiamo essere all’altezza e tenere testa, anzi, accanto a una potenza mondiale come gli Stati Uniti che giocano per vincere.

Cosa servirà per provare a vincere? “Domanda da 100 mila dollari. Oltre all’aspetto tecnico e tattico che stiamo preparando in palestra, servirà quel qualcosa in più che si prepara fuori dal campo di gioco. Siamo un gruppo unito che vuole affrontare la gara anche con leggerezza e con la giusta pressione. Credo che un’eccessiva pressione possa farci commettere dei passi falsi. Quindi, vogliamo affrontare questa gara scendendo in campo divertendoci, con la felicità di giocare a sitting volley e mostrando al mondo un bel gioco, uscendo dopo la partita soddisfatte per quello che avremo fatto contro le campionesse paralimpiche”.

Gli USA sono una squadra che ha una fisicità diversa rispetto alla Cina. Le americane sono molto alte e hanno un muro molto efficace. Hanno una palleggiatrice velocissima, in grado di distribuire il gioco molto bene. Questa fisicità, però, può portare loro ad avere dei punti deboli. Le stiamo studiando anche a video per cercare di prendere le giuste contromisure”.

Il sostegno da casa e sugli spalti: “Sì, esatto, la rappresentanza italiana durante le nostre gare è meravigliosa. Credo sia uno dei ricordi più belli che mi porterò da questa Paralimpiade. Soprattutto nella prima gara con la Francia, che è servita per rompere il ghiaccio, abbiamo avvertito l’enorme affetto nei nostri confronti. Anche ieri contro la Cina è stato bellissimo e il sostegno italiano è forte sugli spalti e da casa.

Infime Aringhieri parla dell’atmosfera delle Paralimpiadi: “Sì, nonostante ami tantissimo il Giappone, qui a Parigi abbiamo la possibilità di vivere una vera Paralimpiade senza il dramma del Covid. La possibilità di conoscere persone di qualunque Paese, di poterci scambiare qualche parola, di vedere culture diverse e di vivere un villaggio a pieno. Un villaggio e una Paralimpiade a sé, perché poi i Giochi chiaramente sono le gare che vengono disputate, ma anche le persone che li compongono, con le proprie personalità, culture e sostegni da ogni parte del mondo.”

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