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DESENZANO, I 90 ANNI DEL RECORD MONDIALE DI AGELLO E L’INCONTRO A VILLA BRUNATI

All’Idroscalo la commemorazione del primato d’alta velocità aerea e a sera la presentazione del libro

di Goffredo Palmerini

DESENZANO DEL GARDA-Per me che scrivo Desenzano è stato sempre un luogo d’elezione e di custodia degli affetti. Bellissima città, può essere considerata la capitale del Garda. Non solo per la sua dimensione – ha oltre 29mila abitanti – ma per l’abbondanza delle meraviglie che offre, per la qualità delle iniziative culturali che vi si svolgono tutto l’anno, per l’eccellenza della ricettività turistica e dei servizi d’accoglienza offerti ai visitatori. Il centro storico della città è libero dal traffico veicolare. Curatissimo il verde, Desenzano è un vero giardino colorato di piante e fiori, di scorci intriganti, di piazzette e viuzze, d’angoli suggestivi, dispiegati nell’ampio arco del Lungolago che dalla frazione di Rivoltella si stende per 6 km fino al Lido di Lonato. Al centro il porto, dove i traghetti partono e attraccano facendo la spola con le località più frequentate del Garda. Un magnifico percorso pedonale consente d’ammirare, quasi camminando sull’acqua, il gioco delle onde tra i massi della riva, mentre dalle panchine del Lungolago s’apprezzano i cangianti colori dei monti e dei colli, che staccano con il profondo blu delle acque. Cuore del centro storico è Piazza Malvezzi, con i suoi caratteristici portici e al centro la stele con Sant’Angela Merici, religiosa che qui nacque nel 1474, fondatrice della congregazione delle Orsoline e protettrice della città.

Fa da quinta alla piazza il Duomo. Dedicato a S. Maria di Magdala, costruito a fine Cinquecento e aperto al culto nel 1611, custodisce preziosi affreschi di Andrea Celesti ed un’Ultima Cena di Gian Battista Tiepolo. S’inerpicano dal centro storico diverse stradine per raggiungere l’abitato disposto più in alto, quasi a teatro romano. Fin sulla sommità, dove s’erge il Castello a quattro torri angolari, risalente all’XI secolo. Forse edificato su un antico castrum romano, strategico per la sua posizione e possanza, è stato pregevolmente restaurato dal Comune ed ora ospita mostre e concerti. Poco distanti dal Castello i resti d’una magnifica Villa romana, edificata in diverse epoche tra il I secolo a.C. e il IV d.C. Vi si possono ammirare magnifici mosaici, un triclinium, un viridarium con tracce di pittura murale e diversi ambienti di servizio. Un Antiquarium espone i reperti provenienti dall’area di scavo.

Nelle vicinanze il Museo Civico Archeologico, realizzato in una chiesa dismessa, espone materiali dell’età del Bronzo, reperiti da insediamenti a palafitte nell’area del Garda. Unico è l’aratro in legno di quercia risalente al 2000 a.C., l’esemplare più antico, finora, nella storia dell’archeologia. C’è poi, nella piazza antistante il porticciolo, il monumento bronzeo all’Alta Velocità che ricorda i piloti del famoso Reparto che aveva base all’Idroscalo di Desenzano. Tra essi Francesco Agello, l’aviatore dell’Aeronautica militare due volte vincitore del titolo mondiale di velocità, nel 1933 e ’34, proprio sul lago di Garda. A Desenzano, negli anni Trenta del secolo scorso, si formarono infatti i piloti del Reparto Alta Velocità che conquistarono con i loro idrovolanti Macchi Castoldi MC 72 ben tre vittorie mondiali di velocità aerea, rompendo infine il muro dei 700 km orari. E proprio oggi, il 23 ottobre di 90 anni fa, il maresciallo Francesco Agello conquistava il record mondiale con il suo idrovolante MC 72, raggiungendo la velocità di 709,209 km orari, un primato rimasto imbattuto fino ad oggi.

Trovandomi a Desenzano ho avuto la lieta opportunità d’assistere alla cerimonia che commemorava l’importante ricorrenza dei 90 anni della conquista del primato di Francesco Agello, ottenuta nel primo pomeriggio del 23 ottobre 1934 volando sul lago di Garda,  Dopo il saluto della Municipalità di Desenzano, portato dall’assessore Stefania Lorenzoni, il Colonnello Luca Giuseppe Vitaliti, comandante del 6° Stormo dell’Aeronautica Militare di stanza all’aeroporto di Ghedi, con chiari e puntuali riferimenti ha richiamato quella straordinaria pagina per l’aviazione militare italiana, il valore dei piloti del Reparto Alta Velocità e l’impresa di Francesco Agello. È stata una bella sobria celebrazione, senza enfasi retoriche, che la pioggia non è riuscita a guastare. Dopo l’alzabandiera all’ingresso dell’Idroscalo, con il tricolore issato sulla stele voluta da Gabriele D’Annunzio, e la corona d’alloro deposta all’adiacente monumento ai caduti, le autorità civili e militari e il numeroso pubblico sono confluiti nell’hangar splendidamente trasformato a Museo, custodia e memoria di quelle eccezionali imprese aviatorie, con reperti, pannelli esplicativi, gigantografie ed immagini fotografiche di quel tempo. Ma anche con due aerei d’epoca del Reparto Alta Velocità e con la perfetta riproduzione del Macchi Castoldi MC 72 con il quale il maresciallo Francesco Agello conquistò il primato mondiale di velocità, cui seguì il conferimento del grado di capitano a merito dell’impresa. C’erano oggi parenti e familiari del pilota, emozionati, e c’era soprattutto una nutrita scolaresca con la quale, assai singolarmente, il Col. Vitaliti si è intrattenuto molto, ascoltando e rispondendo a tutte le domande dei ragazzi, spiegando loro tutte le meraviglie e la bellezza del volo aereo.

Nella serata, dalle ore 18, si è tenuto nella splendida Villa Brunati, sede della Biblioteca civica di Desenzano, l’incontro con chi qui scrive, con la presentazione del suo volume “Ti racconto così” (One Group Edizioni). L’evento, programmato nell’ambito della stagione di incontri “Parole tra noi” della rete bibliotecaria bresciana e cremonese, è stato coordinato dal direttore della Biblioteca Giorgio Penazzi, che ha rivolto all’autore alcune domande sugli argomenti trattati nel libro. In apertura il saluto del sindaco di Desenzano, Guido Malinverno, che ha raccontato come l’idea dell’invito fosse nata già un anno fa alla Festa della Repubblica a Rivoltella, quando aveva conosciuto Palmerini, presente a quell’evento. Dello scrittore gli era subito parsa evidente e cospicua l’attenzione verso l’emigrazione italiana e l’attività pubblicistica sulla stampa italiana nel mondo. Interessi rinvenuti nei suoi articoli e nelle recensioni dei suoi libri abbondantemente presenti sul web. Dell’autore il sindaco Malinverno ha sottolineato la lunga esperienza di amministratore e vicesindaco a L’Aquila. Presenti all’incontro anche il presidente del Consiglio comunale, Paolo Abate, e i consiglieri comunali Bernardo Comini e Andrea Palmerini. Un folto pubblico ha riempito la sala, attento a seguire la conversazione dello scrittore e giornalista internazionale stimolata dagli spunti di lettura sottolineati dal direttore Penazzi, riguardanti la stampa italiana nel mondo, l’attenzione verso l’Italia da parte degli oriundi delle varie generazioni dell’emigrazione. Inoltre come fosse nata nell’autore la sensibilità verso il fenomeno migratorio italiano e la sua notevole competenza sul tema. Infine la sua conoscenza e profonda amicizia con il drammaturgo italoamericano Mario Fratti, tra gli autori di teatro più fecondi e famosi nel mondo.

Palmerini ha spaziato ampiamente su tali questioni, illustrando i tratti essenziali dell’emigrazione italiana, come una delle più grandi diaspore della storia dell’umanità che in poco più di un secolo vide partire quasi 30 milioni d’italiani lungo le rotte migratorie del nord e sud America, nel continente europeo, in Australia e in Africa e, nei tempi più recenti, anche nel vicino ed estremo Oriente. Ha quindi parlato di come nei suoi articoli sulla stampa italiana all’estero racconti la più bella Italia, nelle sue meraviglie e bellezze, nelle sue singolarità, nelle tradizioni secolari presenti in quello scrigno di cultura qual è la semisconosciuta provincia italiana. Questa inimmaginabile ricchezza culturale intriga i lettori all’estero, quegli 80 milioni di oriundi italiani, che costituiscono un’altra Italiapiù grande di quella dentro i confini, che noi abbiamo il dovere morale di conoscere meglio nelle loro storie, nei loro successi, nell’amore che hanno verso la terra d’origine, nel prestigio conquistato e nell’onore che rendono all’Italia in ogni angolo del mondo. Un’ora e mezza di emozioni e di “rivelazioni”, nel racconto dei viaggi e delle visite alle nostre comunità all’estero.

In chiusura l’espressione del desiderio, da parte del sindaco Malinverno, degli amministratori presenti e del direttore Penazzi di riprogrammare l’anno venturo un nuovo evento. Il tempo uggioso non ha consentito di apprezzare pienamente la bellezza di Villa Brunati, meravigliosa dimora affacciata sul lago, dove magnifiche stagioni culturali la civica amministrazione promuove nel corso dell’anno. Villa Brunati fu edificata alla fine del Cinquecento mons. Giacomo Roveglio come luogo di villeggiatura sulla preesistente costruzione di epoca medioevale. Ristrutturata con il rialzo del salone delle feste nel 1730 da Francesco Liviano Roveglio, nel 1859, dopo la battaglia di Solferino e San Martino, ospitò Vittorio Emanuele II e il suo Stato Maggiore. Acquistata dai Brunati nel 1868, venne restaurata e affrescata negli anni 1878-1886 dall’architetto bresciano Antonio Tagliaferri. A partire dal 1932 ha subito diversi passaggi di proprietà, ospitando tra l’altro una comunità francescana, fino all’acquisto nel 1981 da parte del Comune di Desenzano del Garda. Con l’attento restauro, progettato e diretto dagli architetti Ilaria e Valentino Volta dal 2005 al 2007, la Villa è stata destinata a Biblioteca civica e a luogo di significativi eventi culturali nel corso dell’anno.

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