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La ricerca della pace in un mondo da ricomporre

Il 2025, può essere l’anno decisivo per cercare soluzioni ai problemi aperti dalla guerra in Ucraina e in Medio Oriente, soluzioni che non si sono viste finora, ma lo scenario internazionale presenta elementi di novità che possono diventare occasioni, come la fragile tregua tra Israele e Hamas nella striscia di Gaza e l’elezione di Trump, per la seconda volta, alla presidenza degli Stati Uniti.

La politica, che sopravvive alle guerre anche se può esserne responsabile, sa quando è il momento di agire, perché è solo la politica che costruisce il risultato di ogni trattativa ed è, proprio per questa ragione, che il 2025 può essere l’anno in cui la diplomazia riuscirà a risolvere le grandi crisi in Europa e Medio Oriente.

A guidare il fronte europeo che finora ha sostenuto l’Ucraina, che combatte per evitare di venire schiacciata dalla Russia, come è negli obiettivi di Putin, deve essere la convinzione che il nuovo Presidente americano, impegnato a rendere l’America più grande, non può permettersi accordi al ribasso.

Il ruolo di Donald Trump riserverà qualche sorpresa, com’è nella natura dell’uomo, ma sono in molti, a ragion veduta, a sostenere che Trump non vorrà mai apparire come un perdente nei confronti del suo rivale russo. Solo partendo da questo presupposto si potrà lavorare, senza arretrare, pensando ad un accordo per chiudere con le ostilità e far entrare l’Ucraina nella UE, in tempi rapidi e assicurare così una tranquilla convivenza futura.

Sarà interessante vedere Trump all’opera, perché al tycoon serviranno strumenti più sottili e sofisticati di quelli utilizzati nel primo mandato, o delle promesse fatte in campagna elettorale; sarà interessante vederlo alla prova, una volta spenti i fuochi d’artificio della sua elezione alla Casa Bianca per un secondo mandato.

Intanto l’Europa ha la possibilità di tornare ad avere un ruolo importante nello scacchiere medio-orientale, partecipando alla ricostruzione di quanto la guerra nella striscia di Gaza e la caduta del regime di Bashar al Assad in Siria, con il suo spaventoso bilancio di vittime, sta rendendo  più urgente.

Anche in questo caso, sarà la politica chiamata a decidere, approfittando degli spazi che si sono aperti, in tempi che si spera brevi, e in grado di riempire un vuoto insidioso. La missione di Francia e Germania a Damasco fa capire la portata della sfida, perché solo la diplomazia può scongiurare derive autoritarie e restituire la Siria ai siriani.

La decapitazione parziale di Hamas e di Hezbollah, ha aperto nuovi scenari che richiedono una presa di coscienza da parte di Israele, sulla impraticabilità di prolungare all’infinito la situazione attuale, sulla necessità di risolvere una volta per tutte la questione palestinese.

La tregua raggiunta a fatica e la restituzione dei prigionieri da ambo le parti sono indicative di una svolta che la comunità internazionale ha il dovere di facilitare.

Il 2025 è l’anno per farlo, anche perché il tempo stringe e la politica, sempre più spesso, non riesce a trovare la migliore soluzione ai problemi che sorgono, perché indebolita dai tentativi di ridimensionare, se non addirittura minacciare, i valori della democrazia, come le derive autoritarie di più di un Paese dimostrano chiaramente.

Se sono messi in discussione, gli sforzi della diplomazia perdono di credibilità e la possibilità di riparare ai danni, che le guerre producono, svanisce nel nulla.   

Angela Casilli 

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