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LO ZYGOFISETERE, VISSUTO 9 MILIONI DI ANNI FA, DA DOMANI AL MAUS

ECCEZIONALE REPERTO DI ZYGOPHYSETER VAROLAI, ANTENATO DEI CAPODOGLI VISSUTO 9 MILIONI DI ANNI FA NELLE ACQUE SALENTINE, ESPOSTO AL MAUS, MUSEO DELL’AMBIENTE DELL’UNIVERSITÀ DEL SALENTO

Si inaugura il 25 luglio alle ore 10:00, nel Museo dell’Ambiente dell’Università del Salento – MAUS (Ecotekne, via Monteroni 165, Lecce), alla presenza del Rettore Fabio Pollice e del Direttore del MAUS Piero Lionello, una grande vetrina che permetterà ai visitatori di ammirare nella sua interezza lo scheletro dello Zygophyseter varolai, antenato degli attuali capodogli e fossile simbolo del museo. La nuova teca consente di ammirare la spettacolarità del fossile, le cui parti sono disposte simulando realisticamente la forma dell’animale per una lunghezza totale di circa 6 metri.

“Il Museo dell’Ambiente”, commenta il Rettore Pollice, “è il luogo attraverso il quale l’Università del Salento non racconta solo l’evoluzione dell’ambiente nel Salento e nella più ampia regione geografica di cui questo è parte, ma racconta anche sé stessa, la sua passione per la ricerca e il suo impegno nel mettere i risultati di questa ricerca al servizio della collettività. Siamo lieti di inaugurare oggi la nuova teca con il fossile di uno zygophyseter che va ad arricchire l’allestimento del MAUS rendendolo ancora più attrattivo a beneficio non solo dei nostri studenti e delle nostre studentesse, ma di quanti vorranno farci l’onore di venirlo a visitare”.

Lo scheletro fossile di Zygophyseter varolai fu scoperto nel 1988 da Angelo Varola, paleontologo dell’Università del Salento, durante il taglio di blocchi di Pietra leccese ad uso edilizio in una cava presso Cavallino (Lecce). Il fossile fu poi preparato dallo stesso Varola, con un paziente lavoro di microscavo e restauro, estraendolo dalle decine di blocchi di pietra in cui era contenuto, riassemblandone le varie parti e restituendo allo scheletro la sua originale tridimensionalità. Dopo la preparazione, il fossile venne studiato da Giovanni Bianucci e Walter Landini, paleontologi dell’Università di Pisa.

Lo studio mise in evidenza che lo scheletro appartiene a un inedito antenato dell’attuale capodoglio (Physeter macrocephalus) vissuto circa 9 milioni di anni fa. Il fossile fu pertanto descritto con il nuovo nome “Zygophyseter varolai”, dedicando la nuova specie allo scopritore.  

Lo scheletro di Zygophyseter varolai (Zigofisetere) è un fossile eccezionale: è infatti tutt’ora l’unico reperto noto di questa specie e il più completo scheletro mai rinvenuto dei Fiseteroidei, un gruppo di cetacei molto diffuso e diversificato nel passato e oggi rappresentato solamente da tre specie (il gigante Capodoglio e i due piccoli Cogia di Blainville e Cogia di Owen).

Lo Zigofisetere era un cetaceo lungo 6-7 metri, dotato di robusti denti presenti sia nella mascella superiore che nella mandibola. Un recente studio di biomeccanica ha messo in evidenza che Zigofisetere potrebbe aver avuto un morso di forza comparabile a quello dei più grandi squali bianchi attuali. Lo Zigofisetere era pertanto un macropredatore posizionato all’apice della catena alimentare, così come altri Fisetroidei miocenici (tra cui il gigante Leviatano), in una posizione simile a quella dell’odierna Orca, che tuttavia non è strettamente imparentata allo Zigofisetere.  I parenti attuali più prossimi allo Zigofisetere (il Capodoglio e i Cogia) si sono specializzati per catturare piccole prede – solitamente polpi e calamari – riducendo la taglia e il numero dei denti (assenti nella mascella superiore).

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